ugo Guarino



Ugo Guarino
Franco Isman



E' morto Ugo Guarino.
Chi era? In realtà conoscete tutti almeno una delle sue opere: le vignette che dalla fine degli anni Novanta hanno illustrato quotidianamente “La Stanza” di Indro Montanelli sul Corriere, poi l'analoga rubrica tenuta da Paolo Mieli, fino ai nostri giorni con le lettere a Sergio Romano.
Vignette caratterizzate da un tratto essenziale ma estremamente significativo: tutti i giorni per quasi vent'anni, qualcosa come 7000 immagini.
Ha scritto Romano nella sua rubrica di ieri: “…Quando le sue condizioni cominciarono ad aggravarsi, ci rendemmo conto che di lì a poco non sarebbe stato in condizione di mandarci il suo disegno quotidiano… decidemmo di ricercare nell'immenso tesoro dei suoi vecchi disegni quelli che potevano maggiormente adattarsi a situazioni attuali. Scoprimmo così che i disegni di dieci o vent'anni prima avevano conservato la freschezza di un tempo e che noi avevamo soltanto l'imbarazzo della scelta…”


Triestino, nato nel 1927, era molto di più che un caricaturista, anche se in questo campo ha fatto vignette memorabili a cominciare dalla serie della Siora Ici (con i suoi gatti) su la Cittadella, giornale umoristico di Trieste.


A partire dal1972 collabora con Franco Basaglia che aveva chiuso il manicomio di Trieste e realizza tutta una serie di vignette sul trattamento dei “matti” che si affianca a quelle sul controllo degli individui nella società moderna. “La libertà è terapeutica”, scrive ed anche “La libertà è rivoluzionaria”.

I testimoni – foto di Carlo Ernè

Di questo periodo anche la serie di sculture “I testimoni”, realizzate con gli arredi dismessi dell'ospedale psichiatrico di Trieste.
Ancora prima, nel 1968, la riscrittura per immagini del deamicisiano Cuore: il suo mentore Dino Buzzati nella prefazione scrive che si tratta di ritratti veri, veri e quindi cattivi. Certamente anticonformisti.


Da Trieste viene a Milano e qui per Dario Fo realizza alla mitica Palazzina Liberty, sede del suo teatro, un satirico monumento a Bava Beccaris, forse l'unico che ricordava (perché oggi non c'è più) quei tragici giorni. E viene anche a Monza dove si occupa di intrattenere i bambini delle elementari al Parco, e insieme a loro realizza un Arcobalenosauro a grandezza… naturale. E sempre a Monza, ospitato dalle Officine Meccaniche Tebaldi, realizza un'altra serie di sculture, “I robot”, utilizzando serbatoi di motocicletta di tutti i tipi e misure, saldati e dipinti di nero.

E qui mi sia consentito un ricordo personale: anni Settanta, una cena a casa mia con Guarino, alcuni amici ed anche la mia mamma, triestina come Guarino, e si era parlato della sua attività e delle sue opere. Alla fine della serata un mio caro amico, tutto entusiasta, in privato mi dice: “che uomo meraviglioso”. Andati via tutti, la mia mamma invece commenta: “matto come un cavallo”…














Al museo Revoltella a Trieste già nel 2014 avevo visto esposto il suo “Cavaliere nero”, alto più di due metri, ma è nel 2015 che gli viene dedicata una mostra personale di cui si parlava da dieci anni in città: “L'alfabeto essenziale di Ugo Guarino”, prevista dal 24 giugno all'11 ottobre, viene prorogata a furor di popolo all'8 novembre. La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione del Corriere della Sera, e il “Corrierone” ha praticamente adottato il vecchio artista, negli ultimi tempi ricoverato in una clinica a Milano.

Franco Isman
 

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