Kolomon Moore


Kolomon Moore è autore di un corpus di disegni molto consistente comparso sul mercato dall’anno 2000 circa. Si parla addirittura di alcune migliaia di opere. Di questo misterioso artista non conosciamo nulla per certo se non quello che suggeriscono i suoi disegni, datati agli anni trenta del Novecento. Nella maggior parte delle sue rappresentazioni, Kolomon M. utilizza la stessa tecnica: usa una matita grassa nera su cartoncino ad alta grammatura, color biscotto. Molto interessanti sono i pochi disegni a china diluita. La maggioranza dei fogli misura circa cm 25 x 34, ma l’artista lavora anche su fogli di dimensioni doppie, cm 35 x 50.
Kolomon firma tutti i suoi disegni in lettere maiuscole in stampatello con il solo nome proprio e l’iniziale del cognome: “KOLOMON M.”. Molto raramente, sui disegni a china, aggiunge anche il cognome per intero, firmando “K. MOORE”, o si limita a “M. K.”. Da un certo momento della sua produzione, l’artista utilizza una precisa tipologia di bicchiere e di bottiglia disegnati accanto al suo nome, una segnatura quasi fosse una seconda firma o un marchio d’autore identificante. In questo caso la bottiglia, probabilmente d’un liquore, ha sempre un’etichetta ovale o romboidale colorata di rosso, come spesso è rosso il tappo.
Ciascuno dei suoi lavori porta presso la firma il marchio a inchiostro blu di un timbro. Raffigura apparentemente un illeggibile monogramma coronato (EEB?) a linee intrecciate come i sarmenti d’un rampicante. Nel caso dei pochi disegni a china il timbro è diverso e raffigura un’aquila contro due fasci in croce. Timbro che imita quasi perfettamente quello della Guardia Nazionale Americana. Anche la firma cambia sui disegni a china: Kolomon traccia un’incomprensibile croce puntata in ognuno dei quattro settori, seguita dalle sole iniziali MK. È curioso che lo stesso modello di croce puntata appaia su molte lettere autografe di Gabriele d’Annunzio accanto alla firma o alla data.
Il genere di Kolomon è assolutamente figurativo: uomini e donne in ambienti pubblici o privati, per via, in una camera, al caffè, seduti o in piedi. Accanto a loro ricorre spesso il disegno di un bicchiere e/o una bottiglia. Talvolta si tratta di personaggi fortemente caratterizzati, ritratti individuali che qualche volta indicano anche il nome della persona raffigurata.
Una caratteristica della sua ritrattistica è il disegno delle lunghe ciglia solo sulla rima inferiore dell’occhio, sia degli uomini che delle donne.
Le note scritte a matita sui suoi disegni indicano luoghi di Parigi: le Folies Bergères, Montparnasse, St. Germaine des Près, diversi Café Chantant. Alcune opere hanno un vero e proprio titolo o stralci di poesie francesi. Altre recano la scrittaAtelier Wien.
Un secondo filone della sua produzione, altrettanto corposo, è quello erotico, spesso apertamente pornografico. Anche qui Kolomon ritrae sempre individui singoli, donne nude in pose oscene; quando compaiono uomini, generalmente rappresenta solo la parte del bacino, il pene; più raramente raffigura un uomo nudo col suo viso.
Kolomon è un disegnatore con una forte capacità fisiognomica che sconfina talora nel caricaturale. L’impostazione grafica di alcune opere si ispira apertamente alla cartellonistica e alla pubblicità Déco. 
La sua abilità è sorprendente: disegna in prima, senza traccia preparatoria e senza pentimenti, senza doppi segni, correzioni né cancellature. Il tratto dimostra una sicurezza stenografica. Quasi sempre colora di rosso vivo alcuni particolari che hanno evidenti connotazioni sessuali e feticistiche: le labbra, i capezzoli, le scarpe delle donne e, negli uomini, la cravatta o il foulard annodato al collo. Nei disegni erotici usa il rosso per tracciare il segno della vagina e per colorare il glande. Talvolta usa il verde e il bianco per gli occhi, le vetrate, i riflessi. La ripetitività e il tratto molto forte dell’uso del colore rosso, fanno pensare a una sessualità quasi estrema e con dei tratti maniacali.

Nei suoi disegni echeggia moduli stilistici di artisti attivi fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, da Toulouse-Lautrec ai nudi di Egon Schiele; usa il tratto forte di Oskar Kokoschka ed esibisce una chiara preferenza verso artisti dell’espressionismo tedesco del primo ventennio del secolo come Ernst Ludwig Kirchner ed Erich Heckel.
I soggetti di Kolomon si ispirano al mondo raccontato da Brassaï e da André Kertész, i due fotografi ungheresi che hanno magnificamente ritratto la Parigi tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta. Come Brassaï, Kolomon esibisce una chiara predilezione per gli stessi soggetti, le situazioni ambigue, gli stessi ambienti ai margini, notturni, popolati da prostitute, omosessuali, lesbiche.

CONCLUSIONI

La voce più frequente che da tempo circola su Kolomon lo vorrebbe ebreo, figlio di un ingegnere che lavorò a Trieste, morto in campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nessuna di queste notizie finora ha trovato riscontro. Nonostante svariate ricerche, di Kolomon non si trova traccia. Soprattutto esistono alcuni disegni realizzati indubitabilmente dopo la guerra, che riproducono particolari inesistenti prima degli anni cinquanta.
È stato appurato recentemente che alcuni disegni firmati Kolomon riproducono esattamente delle opere del pittore sloveno Veno Pilon (1896-1970). Almeno una decina di Kolomon sono indubbiamente copiati da opere di Pilon apparse pubblicamente per la prima volta nell’anno 2000 e pubblicate sul catalogo di una grande retrospettiva dedicata all’artista sloveno.
I soggetti che Kolomon ha copiato da Pilon, come abbiamo verificato, recano date di fantasia, incompatibili col soggetto stesso, e inducono a supporre che si tratti di copie realizzate in anni recentissimi su carta vecchia.

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