Edvard Munch

1863



Edvard Munch nacque nella fattoria Engelaug a Løten, 140 km a nord della capitale Kristiania (l’attuale Oslo), dove suo padre Christian Munch lavorava come medico militare. Questi conobbe la madre di Edvard, Laura Cathrine Bjølstad, a Elverum tramite un collega. I due si sposarono nel 1861e nel periodo in cui vissero a Løten ebbero due figli: Sofie ed Edvard. Al momento della nascita, avvenuta il 12 dicembre 1863, Edvard sembrò così cagionevole di salute da essere battezzato immediatamente in casa. Il sacramento venne confermato quattro mesi dopo nella chiesa di Løten. Prima che Edvard avesse compiuto un anno, la famiglia si trasferì a Kristiania, anche se mantenne stretti contatti con i parenti rimasti a Engelaug.

1864 - 1882



Nel 1864 la famiglia andò a vivere in Nedre Slottsgate, una via che si trova all’interno del quartiere centrale di Oslo conosciuto con il nome di Kvadraturen, prima di trasferirsi in Pilestredet. In seguito traslocarono nel quartiere di Grünerløkka, a est del fiume Aker, cambiando spesso indirizzo. Nel 1861, quando Edvard aveva cinque anni, la madre morì di tubercolosi. Sua sorella, Karen Bjølstad, andò a vivere con loro per prendersi cura dei cinque figli e della casa. Nel 1877 Edvard perse anche la sorella maggiore Sofie, colpita dalla stessa malattia della madre. Affetto a sua volta da bronchite asmatica cronica, durante l’infanzia Munch fu soggetto ad attacchi molto gravi di febbre. Nei dipinti La madre mortaMorte nella camera e La bambina malata Munch espresse molti anni dopo i sentimenti e le sensazioni che lo legavano al ricordo della malattia e della morte della madre e della sorella. Dopo un anno d’ingegneria alla Scuola Tecnica di Kristiania, nel 1880 Munch decise di consacrare la sua vita alla pittura. A dicembre dello stesso anno cominciò a frequentare la Reale Scuola di Disegno della capitale. Il padre, che era un uomo timorato di Dio, era preoccupato per le tentazioni che a suo dire erano insite nella vita degli artisti. La famiglia e gli amici posarono molto spesso come modelli per Munch. Nel 1882 Munch affittò un atelier al centro della città insieme a sei colleghi della sua età. Lo studio, che era situato nell’edificio soprannominato “Pultosten”, si trovava nei pressi del Parlamento in Karl Johan, la via principale di Oslo. I giovani artisti poterono contare sull’insegnamento e sulla guida di Christian Krohg, noto e stimato pittore naturalista norvegese. L’importanza di Krohg e del naturalismo è molto evidente nelle opere di Munch di quel periodo, sia dal punto di vista della forma sia dei soggetti.

Munch ⟨muk⟩, Edvard. - Pittore norvegese (n. Loten 1863 - m. presso Oslo 1944). Nipote dello storico P. A. Munch, è considerato tra i maggiori interpreti della stagione simbolista degli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento, di cui anticipò l'esasperazione e la violenza cromatica. Al sentimento profondo e malinconico della natura M. unì un senso doloroso dell'amore e della morte, in opposizione ai valori borghesi, influenzando grandemente l'espressionismo tedesco.


 gelosia







VITA.Fu provato fin dalla fanciullezza da gravi disgrazie familiari. Diciassettenne, entrò nello studio dello scultore J. O. Middelthun, che lasciò l'anno dopo per studiare con Ch. Krohg. Nel 1885 si recò per breve tempo a Parigi e visitò la Riviera; dal 1889 al1908 fu quasi sempre all'estero (a Parigi e a Nizza; a Berlino, dove strinse amicizia con A. Strindberg; in Italia e poi in Germania), ma dal 1885 al 1905 era solito lavorare l'estate in una casa a Åsgårdstrand, sul fiordo di Oslo, il cui paesaggio appare in molte sue composizioni in quel tempo (Notte d'estate, a Bergen, Billedgalleri; Mistero della spiaggia e Chiaro di luna, a Oslo, Nasjonalgalleriet). Nel 1908-09 una malattia nervosa lo portò in una clinica diCopenaghen. Guarito, si stabilì a Kragero, dove fino al 1916 lavorò a importanti commissioni pubbliche, come le  grandi composizioni del ciclo pittorico per l'Aula magna dell'univ. di Oslo. Dal 1920 si trasferì a Ekely, dove visse per lo più isolato fino alla morte solitaria.
OPERE. Nel 1880  M. si dedicò alla pittura di ritratti; dipinse in seguito, seguendo il gusto dell'epoca, quadri naturalistici, approfondendo soprattutto lo studio della vita spirituale dei soggetti. Nel 1884 il suo dipinto Il mattino (Bergen, Billedgalleri) indicava già una maturità piena nell'uso sapiente della luce e un interesse non convenzionale per la rappresentazione della vita. È però soprattutto dopo il 1890, quando si schiariscono i colori della sua tavolozza e si fa più pesante il contorno della sua figura e prevale l'elemento simbolico, che nascono le opere chiave della sua pittura: Malinconia (1891, Coll. priv.; 1892, Oslo, Nasjonalgalleriet); Il bacio(1892, Oslo, Munch Museet e Nasjonalgalleriet); Disperazione (1892Stoccolma, Thielska Galleriet). Esposte a Berlino (1892), le sue opere provocarono scandalo ma furono di stimolo per la futura Secessione berlinese e per l'espressionimso tedesco. M. approfondì il discorso così iniziato con una serie di dipinti destinati a comporre un progetto unitario che definì il Fregio della vitaIl grido1893;Vampiro1893Cenere1894La donna in tre fasi della vita1895 circa; La danza della vita1899-1900 (Oslo, Nasjonalgalleriet), in cui ricompare la metafora medievale della vita come danza e i grandi temi ossessivi della solitudine e della morte. Nel 1894 M. incominciò a dedicarsi alla grafica, campo di attività che non abbandonò più e in cui eccelse come uno dei grandi maestri moderni. Lavorò anche per il teatro (fregio per il Kammerspieltheater di Berlino). Tra il 1901 e il 1909dipinse alcuni monumentali ritratti, di grande intensità psicologica e cromatica. Altri dipinti (Bagnanti1907-09Helsinki, Ateneumin Taidemuseo; Lavoratori che tornano a casa1912, Oslo, Munch Museet) dimostrano un interesse e un'aspirazione verso una vita fisica sana, ma altri (Morte di Marat1907, Oslo, Munch Museet) sono la spia di una malattia nervosa. Da allora la sua arte non parve avere altro svolgimento e, pur non calando mai di tono (bellissimi i nudi e sempre di altissimo interesse gli autoritratti), fu spesso nostalgica rispetto alle origini impetuose dell'artista. Lasciò alla città di Oslo oltre mille dipinti.

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