enrico castellani
Enrico Castellani, così l'estroflessione diventò un must
Maestro di quella linea sintetica, asciutta ed elegante
Maestro di quella linea sintetica, asciutta ed elegante
Da almeno un quindicennio Enrico Castellani ha rappresentato un valore sicuro, in costante crescita nel mercato dell'arte, dopo che per decenni era stato sacrificato a movimenti e solisti più spettacolari, lui così incline alla riservatezza e al silenzio.
Chi lo ha acquistato in tempi non sospetti lo avrà pagato decine di migliaia di euro, un affarone: oggi per un pezzo storico se ne possono spendere oltre 600mila e ha fatto scalpore un'asta di Christie's Londra del 2014: una Superficie bianca del '66 è stata battuta a 1,8 milioni di sterline. Operazione architettata con indubbia sapienza.
Morto ieri a 87 anni, Castellani era considerato un maestro di quella linea sintetica, asciutta ed elegante, che però si discosta dalla freddezza del minimalismo americano proprio per le forme morbide e sinuose ereditate dalla stagione di Fontana e Manzoni. C'è di più: Castellani negli ultimi tempi è diventato un vero status symbol, imprescindibile in una collezione d'arte contemporanea italiana dell'ultimo mezzo secolo. Lo cercano in tanti - anche designer e calciatori- perché quel monocromo, esemplificazione perfetta dell'azzeramento della pittura cominciato già alla fine degli anni '50, ha finito per rappresentare, nel tempo, il gusto prevalente e non troppo originale. Certo, quella carica eversiva con cui i giovani di allora operarono il processo di riduzione nei confronti della superficie dipinta, ripetuta insistentemente come un modulo di design, ha decisamente annacquato l'importanza storica di qualcosa che avveniva in contemporanea in Germania, Usa, nord Europa e anche Italia.
Andrò controcorrente, perché Castellani piaceva davvero a tutti, eppure sono convinto che non sia stato un artista anticipatore ed eclettico come Fontana, né un genio eversivo e sfacciato come Manzoni, ma certo ha aperto la strada alle diverse esperienze di pittura monocroma creando diversi seguaci e discepoli, ad esempio Bonalumi e Simeti. Ho l'impressione che il rigore degli inizi abbia unicamente trattenuto l'eleganza e l'innegabile abitudine di molti collezionisti a un'arte educata e rassicurante. Le cercano bianche, blu, rosse, gialle le sue Estroflessioni, più che altro per ragioni di stile e, costoso, arredamento.
La critica lascia ora il posto alla storia. Castellani era nato nel 1930 in provincia di Rovigo, studia in Belgio all'Ecole Nationale Superieure, nel '57 si trasferisce a Milano per fondare, con Manzoni, la rivista Azimuth. Coerente alla linea di ricerca del capoluogo lombardo, nei primi anni '60 il vero fulcro italiano verso l'internazionalità, ponte in particolare con il mondo tedesco del Gruppo Zero, considerato dai minimalisti americani, soprattutto da Donald Judd, un grande maestro proprio per l'insistita ripetizione di pochi elementi e la morbidezza della superficie pittorica, Castellani non ha mai smesso di fondare la propria ricerca sul rigore, tant'è che non è proprio facile riconoscere una sua opera storica da quelle realizzate in tempi più recenti. E forse non è cosi importante.
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