Fiorenzo Tomea






















Ultimo di dieci figli, nel 1920, dopo la scomparsa del padre, a soli 12 anni assieme al fratello Giovanni si trasferisce a Milano ad esercitare vari mestieri. Tornato nell'estate a Zoppè di Cadore, conosce un pittore veronese di nome Masotto, che gli regala dei residui di colori con i quali inizia a disegnare le prime figure, e lo informa dell'esistenza di un'Accademia a Verona.
Giunge a Verona nel 1926 e, sempre con il fratello, si dedica al piccolo commercio ambulante. Qui si iscrive ai corsi serali dell'Accademia Cignaroli e stringe amicizia con Giacomo Manzù e Renato Birolli. Nel 1928, alla fine dei due anni di corso, ritorna a Milano dove conosce Aligi SassuBruno CassinariDomenico Cantatore eFrancesco Messina. Determinante è l'incontro con Edoardo Persico, critico napoletano, giunto a Milano da Torino dopo l'esperienza con Il Gruppo dei Sei. Grazie a Persico, Tomea viene a conoscenza delle opere di Carlo Carrà, di Ottone Rosai, della pittura metafisica, dell'Impressionismo, di Paul Cézanne e delle lettere di Vincent Van Gogh. Nel 1931 viene chiamato alle armi e presta servizio militare a Firenze nel 7º Genio. Nel 1932 Persico organizza presso la Galleria il Milione una mostra collettiva alla quale partecipano Tomea, Manzù, Birolli, Cortese e Grosso.
Nell'autunno del 1934 si reca a Parigi assieme al suo amico Aligi Sassu e vi rimane per circa sei mesi. Qui può finalmente studiare dal vivo le opere degli Impressionisti, di Cézanne, di Van Gogh, di James Ensor. Incontra parecchi pittori italiani: Gino SeveriniGiorgio de ChiricoAchille FuniFilippo de PisisMassimo CampigliRenato GuttusoOrfeo TamburiLeonor FiniLionello VenturiVittorio Schweiger.
Al suo ritorno, nel 1935, si stabilisce definitivamente a Milano[1].
e inizia la stagione delle grandi mostre: infatti, nel 1936 espone con Manzù, Sassu, Gabriele Mucchi e la Wiegmann alla Galleria La Cometa di Roma. Nel1937 vince la Medaglia d'oro del Ministero dell'Educazione alla VIII Mostra sindacale lombarda, al Palazzo della Permanente di Milano, per il quadro Candele e Maschere. Nel dicembre dello stesso anno allestisce la prima personale presso la Galleria la Cometa di Roma, presentata da Carlo Carrà. Quadri famosi di questo periodo sono Candele e MaschereLa TempestaIl Drago. Partecipò nel 1939 alla prima mostra del Gruppo di Corrente (che prese il nome dal giornale fondato da Ernesto Treccani). Nell'ottobre del 1940 espone con successo presso la Galleria Barbaroux di Milano. Nel 1942 partecipa alla XXIII Biennale d'arte di Venezia, con diciannove opere in una sala personale a lui riservata.
Nel 1943 si sposa con Maria Camilla Centonze e nello stesso anno soggiorna per alcuni mesi in Umbria, dove esegue, su commissione di Angelo Moratti, un mosaico raffigurante Santa Barbara, in una cappellina delle miniere diPietrafitta, vicino a Chiusi. Sempre di argomento sacro, esegue nel 1945 a Marzio, presso Varese, nella chiesa parrocchiale, due grandi affreschiLa resurrezione di Lazzaro e San Pietro che fa l'elemosina. Nello stesso anno nasce il primo figlio, Paolo. Nel 1947 Tomea vince il primo Premio Auronzo con il quadro Case cadorine e nel 1948 vince il primo Premio alla Mostra di arte sacra dell'Angelicum di Milano, con un Crocefisso di particolare valenza drammatica. Nel 1949 nasce la figlia Felicia. Nel 1951 espone con una personale alla Mostra degli Artisti d'Italia.
Nel 1949-1950, Tomea aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera Il raccolto dell'orzo. La collezione Verzocchi è attualmente conservata presso laPinacoteca Civica di Forlì.
Il 1954 è l'anno del Premio Marzotto, con un secondo posto. Nel 1955 tiene una personale alla Mostra Artisti d'Italia a Milano. Nel 1956 gli viene riservata una sala alla Biennale d'arte di Venezia e vince il secondo premio alPremio del Maggio di Bari e il primo Premio alla Mostra d'arte sacra dell'Antoniano di Bologna. Nello stesso anno vienne eletto Sindaco di Zoppè, carica che manterrà fino alla morte. Tra gli anni 1955-1957 si colloca una particolare produzione pittorica detta Finestre, in cui Tomea tratta due temi a lui cari: il paesaggio e la natura morta. Nel 1957 vince il Premio Ascom al Concorso nazionale di pittura e nel 1958 il Premio Michetti a Francavilla a Mare.
Il 1958 è un anno assai importante per la carriera artistica di Fiorenzo Tomea: nel dicembre viene inaugurata la chiesa di Santa Barbara a Metanopoli, presso San Donato Milanese, ove l'intera parete di fondo è ricoperta dal grande mosaico di Tomea intitolato Il Calvario, opera che gli era stata commissionata da Enrico Mattei, allora presidente dell'ENI. È un'opera monumentale quella che Fiorenzo Tomea riesce a terminare, anche se ormai i sintomi della malattia che lo affligge, lo costringono a periodi sempre più lunghi di riposo. Il Calvario misura 800 metri quadrati ed è l'elemento centrale in una chiesa che ospita lavori di altri artisti: Gio' Pomodoro e Arnaldo Pomodoro per il portale, Pericle Fazzini per la Via CrucisBruno Cassinari per la pala della Madonna della SperanzaFranco Gentilini per la cappella di Sant'Antonio.
Nei primi mesi del 1960 Tomea non riesce più a produrre nulla; in una pausa della malattia Aglauco Casadio riesce a girare un documentario sulla vita e le opere di Tomea, lavoro di grandissima sensibilità che ottiene il Primo Premio alla III Mostra internazionale del film sull'arte di Venezia. Estremo omaggio al Maestro saranno le ultime due mostre: quella antologica di Torino, tenutasi al Piemonte Artistico e Culturale e quella di Pieve di Cadore, tenutasi presso la Magnifica Comunità cadorina. Tomea viene ricoverato in clinica a Milano, ove muore il 16 novembre 1960. Ora è sepolto a Zoppè di Cadore.
Già nel 1965, gli viene dedicata una retrospettiva nell'ambito della IX Quadriennale di Roma.
Nel 2002 è stata organizzata al Palazzo delle Contesse di Mel un'ultima importantissima mostra antologica.

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